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Per Dio non è mai troppo tardi | Settimanale 6 ottobre 2024

Nel vangelo di oggi, tutto comincia con una piazza del mercato, che potrebbe essere verosimilmente l’immagine della piazza della vita, dove ci ritroviamo ad aspettare qualcuno che ci aiuti a dare un senso alla nostra giornata un po’ annoiata e carica di attese che non vengono mai realizzate e mentre si fa buio sulla piazza aumenta anche l’angoscia. Un’ansia rafforzata da un senso di scarto, perché nessuno si è chinato sul mio bisogno e sul mio desiderio di rendermi utile? Perché sono rimasto solo in questa attesa che non finisce mai? Perché nessuno si accorge di me?

 

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È vero, a volte alcuni sono rimasti sulla piazza del mercato senza essere stati scelti solo perché ci sono arrivati tardi, forse la vita li ha portati altrove, o forse semplicemente non avevano il coraggio e si vergognavano di chiedere un po’ di attenzione. Nella parabola raccontata da Gesù questi motivi restano volutamente nel mistero. Ci sono semplicemente alcuni che non sono stati scelti e che perciò non sono riusciti ancora a dare senso alla loro vita. Il piazzale del mercato di cui ci parla il vangelo ci pro- pone e mette al centro della nostra attenzione la vita di persone che hanno vissuto l’esperienza di sentirsi scartati, gente che è arrivata tardi, degli svantaggiati che però incontrano inaspettatamente un padrone fuori dai soliti schemi, un’insolita benedizione raggiunge la loro vita tramite la bellezza di questo incontro insperato!

Una pagina di vangelo che porta con sé una buona notizia: ci viene presentato un padrone che ha un comportamento insolito, sovverte le attese, non pensa al proprio guadagno, ma pensa prima di tutto agli operai. La sorprendente pagina evangelica ci fa comprendere che questo padrone è attraversato dal desiderio che ciascuno si senta realizzato, valorizzato, che ciascuno trovi un modo per essere utile nella sua vigna, che è poi l’immagine del mondo dentro il quale ci ritroviamo e nel quale siamo chiamati a dare il nostro contributo.

Questo padrone è così desideroso di trovare operai che esce continuamente: non rimane chiuso nella sua proprietà, non manda altri a cercare gli operai, ma esce in prima persona e va sulla piazza del mercato. È un padrone che non si rassegna davanti alla delusione e alla disperazione dell’uomo. È persino capace di spezzare il ritmo delle sue incursioni pur di tentare fino alla fine di salvare qualcuno: esce ogni tre ore, ma alla fine, prima che la giornata di lavoro termini, si anticipa di un’ora, c’è ancora una possibilità. In questo atteggiamento del padrone, intravvedo l’immagine per raccontare che per Dio non è mai troppo tardi per trovare un senso alla vita. Non importa per quanto tempo, è più importante dare un senso alla propria esistenza, trovare il compito che da sempre ci attendeva.

Cari parrocchiani emergono da questa pagina evangelica parole bellissime sull’Amore personale di Dio su ciascuno di noi e sul compito affidato a tutti noi per rendere fruttuosa la vigna, non è mai troppo tardi! Come dice bene un autore spirituale: “Agli occhi di Dio nessuna vita è sprecata, nessuna vita può andare sprecata. E anche quando saremo presi dalla desolazione, pensando che tutto ormai è inutile, ricordiamoci sempre che il padrone della vigna è già uscito di nuovo per venirci a cercare”. A fronte della generosità e dell’impegno del padrone, c’è poi l’invidia che segna le relazioni all’interno della comunità degli operai, costoro non pensano al valore del proprio lavoro, non godono della possibilità che hanno avuto di dare senso alla loro giornata, guardano invece agli altri, fanno confronti, quantificano il tempo che hanno dedicato alla vigna, non si interrogano ovviamente su quello che c’è dietro la storia degli operai arrivati all’ultimo momento. In realtà sappiamo bene che si può stare anche da molto tempo nella vigna, ma la questione è come ci siamo stati: quegli operai giunti fin dal mattino, avranno davvero lavorato con onestà e impegno? Ognuno ha la sua storia e la sua dignità. Il padrone non ragiona secondo un’aritmetica della giustizia, ma desidera che tutti trovino il proprio bene. Come diceva don Lorenzo Milani, «non c’è peggior ingiustizia che far parti uguali tra diseguali». Il padrone svela allora il suo vero volto: non è un padrone, ma un padre, perché non ci tratta da servi, ma da figli. Il problema è che gli operai continuano a guardarsi tra loro come rivali e non come fratelli.

Il vostro parroco, don Giovanni

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