L’etimologia della parola intimo riporta a qualcosa che è dentro, da scoprire, in cui entrare. Viviamo in un mondo in cui è sempre più facile, anche nelle relazioni, restare in una superficie che non ci consente di svelare la nostra umanità piena e che addirittura quasi ci consiglia di creare più barriere possibili per non far entrare nessuno.
Questa vacanza di questo gruppo di persone e famiglie che cammina insieme ormai da qualche anno è stata l’ulteriore riprova di quanto questo percorso di vita e di fede che stiamo facendo ci stia consentendo di entrare in intimità gli uni con gli altri. Pur nella semplicità di 48 ore passate insieme in montagna, o forse proprio in ragione di questa semplicità, pur nel meraviglioso caos organizzato che solo i bimbi sanno creare, ci siamo ritrovati a godere della nostra amicizia.
Non si parla di cose aleatorie, ma di grande concretezza: la libertà di avvicinarsi mentre marito e moglie discutono per dare respiro a quel momento, l’affidare il proprio figlio agli amici con serenità, l’abbraccio e l’aiuto concreto a chi vive un momento di difficoltà, le discussioni a tavola, alte e basse, l’atmosfera unica che si crea nel celebrare l’eucarestia insieme in quei contesti così carichi dal punto di vista emotivo, il pensiero a chi non è riuscito a venire ma che sentiamo comunque vicino.
Tutto questo parla di una intimità che stiamo provando a costruire fra noi, possibile solo perché ci aiutiamo vicendevolmente a tenere viva la fiamma della nostra fede e a ricordare quanto sia importante l’incontro che rivoluziona ogni giorno le nostre vite: quello con Gesù. È solo grazie a questo che, lentamente, inciampando come tutti, le nostre relazioni si stanno trasformando a sua immagine e somiglianza.
Due giorni a Pasturo. 48 ore. Partenza il 27 dicembre. Ritorno il 29 dicembre. Incastrati fra Natale e Capodanno. Due giorni per cui dire grazie. Preziosi. Intimi. Fraterni. Perché “Tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo”.
