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Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri | Settimanale 24 novembre 2024

Così il Vangelo di questa seconda domenica di Avvento Ambrosiano ci parla di Giovanni Battista, Colui che è la voce della coscienza, fa spazio a Cristo che viene. Ma non si può far spazio a Cristo se quel vuoto che ci portiamo dentro, non trova un nome. Un vuoto che si crea dentro tutte le volte che fuggiamo da noi stessi, dalle nostre verità scomode, dalle ferite antiche che sanguinano ancora e destano dentro di noi rivendicazioni.

 

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Vivere l’Avvento significa scendere nelle profondità del nostro Io e metterlo a nudo, perché rimanga davanti all’Amore di Dio che è tenerezza senza condizioni, accoglienza di misericordia. Non prepariamo davvero la via del Signore se prima non diamo un nome ai nostri vuoti, alle nostre “valli” come le chiama il profeta, o ai nostri “monti”, cioè a quelle punte d’orgoglio e di presunzione che non ci fanno andare oltre… che c’inchiodano a certe abitudini, a certi modi di pensare e di valutare gli altri e le cose!

Perché che cos’è l’orgoglio se non rimanere accartocciati su qualcosa che faremmo invece bene a lasciare andare? Tutti abbiamo rigidità che ci ostacolano nel cammino e generano inimicizie. Molti conflitti sono la conseguenza di questa ossessione irrigidita per “la chiarezza dei confini”: anche la gelosia, nasce infatti da questa volontà di controllo e di possesso. Come descrive molto bene un arguto autore spirituale: “Se un altro fa qualcosa di buono getta ombra su di me che non ne sono capace e quindi va eliminato. Il principio è molto chiaro: meglio che non lo faccia nessuno, anche se è una cosa buona, piuttosto che lo faccia l’altro.

Dobbiamo purtroppo ammettere che, persino nella nostra realtà ecclesiale, questa dinamica è molto frequente. Sicuramente riconoscere i confini di un territorio, di un gruppo, di un’istituzione, aiuta a crescere nell’identità. Il problema inizia nel momento in cui facciamo dipendere strettamente l’identità dai confini. Se andiamo in crisi quando le cose non sono rigorosamente chiare, vuol dire che qualcosa non funziona.

La rigidità è sempre patologica, sia che si tratti di una persona sia che si tratti di un’istituzione. Potrebbe essere questo un modo per intendere l’insegnamento che Gesù vuole trasmettere ai suoi discepoli in questo testo del Vangelo di Marco”.

Questo Avvento di Grazia sia un’occasione per guardarci in profondità e davanti a Dio, tagliare, potare tutto ciò che non ci fa crescere nella sequela di Gesù.

Questa immagine del tagliare evoca la potatura dell’albero, immagine che Gesù usa anche in altri contesti, la potatura è infatti ciò che rende l’albero più fecondo, sebbene all’inizio possa sembrare una violenza esercitata sulla pianta. Difficilmente badiamo a tagliare quello che non funziona dentro di noi, perché questo comporta il rischio di metterci in questione, di metterci seriamente in gioco nel nostro percorso sociale o spirituale. È molto più semplice pensare che il problema sia fuori. Tutti abbiamo vuoti che ci fanno sentire vertigini paralizzanti. Giovanni Battista viene come precursore, come preparatore. Ognuno ha il suo Giovanni Battista. Ognuno ha una voce che lo aiuta a fare chiarezza. Ognuno dovrebbe far pace con la propria autenticità e poi dire al Signore «vieni nella mia vita e trasformala con il dono del tuo Spirito».

Giovanni parla nel deserto: sappiamo che nella Bibbia è il luogo del cammino di Israele, delle sue paure, del suo tradimento, ma anche è il luogo della sua intimità con Dio. Nel deserto il popolo si è sentito solo, fragile, a tratti disorientato ed ha sperimentato di non poter contare su nessun altro se non su Dio. Giovanni battezza al Giordano: “il Giordano è la soglia, è il luogo dove Israele si ferma, aspettando che Giosuè accompagni il popolo oltre il fiume, nella terra promessa. Ora Giovanni Battista, come nuovo Giosuè è ancora lì, sulle rive del Giordano, per accompagnare il nuovo popolo di Dio, la nuova umanità, a entrare nella nuova terra promessa: la vita piena!”

L’inizio del Vangelo di Marco ci insegna che la vita ci riaccompagna di volta in volta sulle rive del Giordano e ci invita a scegliere di nuovo, ci rimette sempre davanti alla possibilità di un nuovo inizio, basta desiderarlo davvero!

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