Oggi la Liturgia Ambrosiana celebra la festa del Battesimo di Gesù, il Mistero che la Chiesa ci offre, apre uno spiraglio di pienezza in un tempo come il nostro dove le persone si ritrovano spesso insoddisfatte, alla ricerca di una pienezza che sfugge, che si allontana, che sbiadisce la vita e il suo senso!
Una delle caratteristiche dell’umanità di questo nostro tempo è l’insoddisfazione. È come se non trovassimo più qualcosa di veramente significativo per cui valga la pena di spendere la nostra vita. Viviamo di entusiasmi passeggeri, ci dimeniamo per conquistare quello che poi non ci riempie più. Sappiamo bene che questo senso di insoddisfazione appartiene paradossalmente proprio ai contesti sociali più ricchi e progrediti. In particolare le nuove generazioni sembrano in difficoltà nella ricerca di motivazioni profonde per affrontare la vita con entusiasmo.
Proprio come dice il profeta Isaia nella prima lettura di questa domenica, siamo assetati, ma nello stesso tempo spendiamo il nostro denaro per quello che non sazia. Forse riusciremo a trovare una risposta a questa insoddisfazione che ci abita solo se avremo il coraggio di guardare al nostro profondo desiderio di essere amati. Amati non per i nostri traguardi o per i nostri meriti, ma amati per quello che siamo, con i nostri fallimenti e i nostri errori. Il battesimo di Gesù dice fondamentalmente questo: Dio è l’unico che ci ama veramente per quello che siamo fino al punto da scendere nel nostro peccato.
Gesù viene a incontrarci proprio lì, dove ci sentiamo persi, indegni, inadeguati. Ci incontra dove sbagliamo, dove restiamo delusi da noi stessi, dove ci vergogniamo. Il battesimo è un’immersione nella morte per essere rinnovati dall’amore di Dio. Proprio per questo, riprendendo un gesto che era presente in diverse culture, e ovviamente anche in quella ebraica, i cristiani dei primi secoli vivevano questo rito scendendo nell’acqua di una vasca battesimale. Si percorrevano dei gradini che portavano sul fondo, proprio come immagine di quei momenti della nostra esistenza in cui ci sentiamo sprofondati, quando cioè tocchiamo il fondo. Chi può vederci, accoglierci e amarci quando tocchiamo il fondo? Questa è la buona notizia: Gesù ci aspetta lì, sempre pronto a donarci la possibilità di ricominciare. Il testo del Vangelo di questa domenica vuole farci vedere concretamente questa volontà di Dio di incontrarci laddove ci sentiamo soli e indegni. Gesù entra in quelle stesse acque dove la gente va a riversare i propri peccati. Gesù non se ne tiene lontano, si coinvolge, non ha paura di sporcarsi, anzi, si confonderà talmente tanto con noi peccatori da essere ritenuto lui stesso un peccatore.
Paradossalmente solo se accettiamo di scendere sul fondo della vasca incontriamo l’amore infinitamente misericordioso di Dio, incontriamo quello che tutti desideriamo, ciò di cui siamo assetati anche se facciamo tanta fatica a riconoscerlo: essere amati gratuitamente così come siamo, senza maschere e senza giustificazioni. In Gesù siamo abbracciati dall’amore di Dio. Nel battesimo di Gesù infatti si aprono i cieli, quei cieli che sembravano chiusi perché era come se Dio non parlasse più all’umanità. In Gesù i cieli sono squarciati e non si chiuderanno più: Dio ricomincia a parlare all’umanità e non resterà più in silenzio. È proprio Gesù colui nel quale facciamo esperienza di tutto l’amore di Dio: lo dimostra un segno e una parola che troviamo nel testo.
Lo Spirito scende su Gesù come una colomba. L’immagine della colomba attraversa gran parte della parola di Dio prima di Gesù: la colomba viene inviata da Noè per verificare se le acque del diluvio si sono ritirate, la colomba è la sposa del Cantico dei Cantici di cui lo sposo è alla ricerca, colomba è anche il significato del nome di Giona, il profeta che è chiamato a predicare la misericordia di Dio. Accanto a questo segno, c’è poi la voce del Padre che ci dà quell’indicazione fondamentale per trovare la risposta all’insoddisfazione che ci abita: l’unica strada è ascoltare il Figlio!
Forse per questo siamo sempre più insoddisfatti perché sempre di meno abbiamo tempo di ascoltare quello che Gesù vuole dirci. Cari Parrocchiani in questa festa del Signore siamo ricondotti all’essenziale, all’incontro con Gesù sul fondo della vasca. Nelle sue mani possiamo consegnare le nostre parti malate, quelle che non abbiamo il coraggio di guardare, quelle che ci fanno vergognare. Lui ci ama proprio lì, proprio dove abbiamo bisogno di riconciliazione.
Il vostro parroco, don Giovanni