Skip to content Skip to footer

Una vita senza gioia non sa parlare veramente di Dio | Settimanale 19 gennaio 2025

Solo se abbiamo in mente la radicalità del dono che c’è in una relazione coniugale, possiamo comprendere perché Dio si presenti costantemente nella Bibbia come sposo di Israele e sposo dell’umanità. L’immagine del matrimonio è infatti la metafora più utilizzata nella Scrittura per descrivere l’alleanza tra Dio e il suo popolo. Il brano delle nozze di Cana apre una serie di immagini matrimoniali che percorrono i primi capitoli del Vangelo di Giovanni: in Gv 3,29 il Battista si definirà come «l’amico dello sposo» e in Gv 4 la Samaritana confesserà la sua inquieta ricerca di uno sposo vero.

 

—> Scarica il settimanale <—

 

A Cana, abbiamo il primo segno che Gesù è venuto a rinnovare la gioia dell’uomo. Il primo segno di Gesù liberatore avviene dentro la festa di nozze. Dentro il contesto per eccellenza capace di indicare l’amore tra un uomo e una donna, il bene di scegliersi, la bellezza di accogliersi l’un l’altro dentro la propria vita. Non è un caso, niente è a caso nel Vangelo. C’è una parola di bellezza che ci raggiunge, che ci chiede di aprire il cuore, di allargare l’orizzonte, di metterci in ascolto. Vorrei dedicare questo pensiero a tutte le coppie, a tutte le persone che sanno amarsi, che sono chiamate a vivere la propria vocazione sponsale. Lasciate che nella vostra esperienza d’amore entri la potenza liberante di Cristo. Custoditela la gioia, salvaguardatela, alimentatela. Quando manca la gioia manca la vita. E una vita senza gioia, non racconta niente della bellezza che Dio ha pensato per noi donandoci l’esistenza.

In questa pagina di Vangelo ci viene regalata l’icona di Maria, che apre l’orizzonte ad una bellezza che non dovrebbe mai mancare in ogni vocazione, qualunque essa sia, perché la nostra prima vocazione, a cui ci chiama il battesimo, è quella di amare. Lo sguardo di Maria è quello di una donna che sa riconoscere ciò di cui c’è bisogno. Nel Vangelo di Giovanni, Maria è presente solo all’inizio e alla fine del Vangelo, come per dire che lei è ovunque, sempre attenta ai bisogni dei suoi figli, sempre disponibile e pronta a chiedere a suo Figlio di entrare e cambiare la nostra vita. Maria dice solo una cosa nel Vangelo di Giovanni e forse è quella più importante: fate quello che Gesù vi dirà! È la cosa più importante, ma non è la più facile, soprattutto quando ci viene chiesto di riempire d’acqua le anfore mentre ci manca il vino. A volte quello che il Signore ci chiede è davvero incomprensibile! Non sempre però siamo disposti ad accogliere l’opera di Dio nella nostra storia. Molte volte siamo vuoti e duri come le anfore di pietra di cui parla il testo del Vangelo.

Maria partecipa alla festa, gioisce e condivide la gioia di un momento bello, ma il Vangelo ci rivela qualcosa d’importante sulla Madre: lei osserva ciò che accade intorno a sé, si accorge che il vino viene a mancare. Maria vive con attenzione. L’attenzione è un atteggiamento amico verso gli altri, è la prontezza a cogliere segni di bisogno e di precarietà intorno a sé. Maria c’insegna che nemico dell’Amore non è l’odio, ma l’indifferenza e la disattenzione, dove sembra che l’altro nemmeno esista per te. Certe nostre giornate sono puntellate da molte disattenzioni. Maria si accorge con l’attenzione del cuore che le anfore non circolano più sui tavoli della festa, qualcosa potrebbe interrompersi, Maria interviene e si rivolge a Gesù: non hanno più vino, la sua tenerezza vuole impedire che i due sposi siano umiliati nel giorno più bello della loro vita.

Maria intercede con Amore, con sicurezza. Se vogliamo avere Maria come modello dei nostri passi verso Gesù, impariamo a guardare con attenzione concreta alla vita delle persone che Dio ci mette vicino, vinciamo quel modo di vivere disattento, distratto nei confronti dei bisogni e delle attese degli altri, troppo intenti a divagare sui nostri egoismi! La vera spiritualità ci riporta con i piedi per terra sempre pronti a capire cosa succede nella vita, intorno a noi, pronti, attenti a fotografare i bisogni del quartiere in cui vivo, dei miei figli o delle persone che Dio mi ha affidato. Se siamo troppo assopiti di fronte ai bisogni delle persone, dubito della qualità evangelica della tua preghiera, dubito del tuo stile di discepolo di Cristo.

Il vostro parroco,

don Giovanni

Leave a comment