La storia della salvezza nasce da questa semplice parola pronunciata da Maria di fronte all’enormità dell’annuncio dell’angelo. La Vergine si fida immediatamente di quanto le viene annunciato comprendendo, fin da subito, il carico di gioia e di dolore che la scelta di Dio avrebbe comportato per la sua vita.
A differenza di quanto noi siamo abituati a fare in ogni frangente importante, Maria non fa alcun calcolo sul futuro, ma vive pienamente il “qui ed ora” dell’oggi mettendosi completamente a disposizione del Signore.
Mettiamoci alla scuola di Maria Santissima con umiltà di cuore: Maria c’insegna il primo vocabolo della nostra fede, che è quest’“Eccomi”. Dovremmo impararlo a pronunciare ogni mattina, davanti a tutte le circostanze. Nell’ora della gioia, come in quella del dolore: Eccomi. Sono qui, voglio affrontare, mi voglio fidare. Non capisco tutto ma metto ciò che posso, metto ciò che sono ora.
Non è per niente facile per noi ripetere “Eccomi” e, solo con l’aiuto dello Spirito Santo e attraverso la preghiera, possiamo cercare almeno di avvicinarci a quel “Sì” incondizionato di Maria che resta ineguagliabile. Dire “sì” al progetto di Dio significa dover affrontare un viaggio impegnativo, a tratti faticoso.
Ma a certe mete si arriva solo viaggiando. Il credente sa di non essere solo in questo viaggio. Il discepolo sa che la via del cammino è la sua casa più autentica, non può mai sentirsi davvero arrivato! Cammina sicuro perché sa che davanti a sé ci sono ancora fresche le tracce di chi si è fidato, come quelle di Maria Santissima.
Santa Maria, Vergine del Sì. Tu che con la tua fiducia c’insegni a pronunciare gli eccomi decisivi della vita, fa’ che riusciamo di nuovo a prendere sul serio ciò che il nostro cuore intuisce come vero, e liberaci dalla tentazione di calcolare tutto, perché tolte le debite prudenze, i calcoli sono quasi sempre troppo stretti per contenere la vita e il dono di Dio.
Maria c’insegni, in questo Santo Natale, a mettere al centro proprio il Bambino Gesù: Dio non si vergogna di farsi vedere nella sua fragilità, come uno che ha bisogno di attenzione, uno che chiede che qualcuno si prenda cura di lui.
Dio continua a mostrare la sua fragilità oggi nelle debolezze della comunità, nelle necessità dei poveri, si fa vedere nelle ferite dell’umanità bisognosa di cura e di attenzione.
A Natale non c’è solo il volto romantico di un bambino che nasce in mezzo a noi: c’è sicuramente la speranza che si rinnova e ci incoraggia, ma c’è anche un bambino che, come tutti i bambini, ci chiede di scomodarci un po’ per fargli spazio.
Credo allora che si possa ripartire da lì, invitando tutti a darsi da fare per prendersi cura, ciascuno a modo suo, a partire dalla propria situazione, di questo Dio che non si vergogna di venire in mezzo a noi come un bambino.