Il Vangelo che la Liturgia Ambrosiana consegna questa Domenica a ciascuno di noi, porta con sé una domanda carica di sofferenza che Cristo pone con chiarezza e che siamo chiamati a raccogliere anche noi nella nostra vita. Perché non riconosciamo il volto del Padre sul volto del Figlio? Perché non dimora in noi questa Parola di Gesù?
Forse perché abbiamo dentro un’altra Parola, una testi- monianza di menzogna. C’è in noi qualcosa che ci impedi- sce di vedere il volto di Dio e di ascoltarlo, perché? Forse abbiamo paura di Dio, abbiamo un’immagine negativa di Dio, abbiamo un concetto di Dio e di legge sbagliata. La relazione che abbiamo con Dio nasce dall’idea che ci sia- mo fatti di Dio , una immagine archetipa di Dio ci condu- ce fuori strada perché c’impedisce di accogliere Dio come Padre, preferiamo credere a Dio come un grande ragio- niere che esegue sottrazioni e somme sulla nostra vita , sulle nostre azioni; talvolta abbiamo in testa una certa idea di Dio come un padrone , despota da temere … rappresentazioni che non hanno nulla a che vedere con l’immagine dell’Amore di Dio che Cristo ci ha rivelato e che riecheggia in tutta la sua predicazione! L’Amore di Dio in noi è ciò che conta davvero! Da qui nasce la riserva di Gesù rispetto ad un certo modo di stare in relazione con le Scritture: Gesù dice, voi scrutate le Scritture e pensate di avere in esse vita eterna; infatti è vero, le Scritture ci donano la vita eterna, ma la vita eterna non sono le Scritture. Ci donano la vita eterna perché le Scritture ci mettono in comunione con Colui che scrive, con Colui che parla, con Dio stesso.
La vita eterna è Dio, non lo scritto, il libro in sé; lo scritto è la Parola ed è un segno, se uno sta attento alle parole e non alla persona che parla o alle cose dette, generiamo distorsioni molto gravi anche nel cammino di fede: si rischia, infatti, di giocare con le parole. È quello che capita a noi spesso con la religione, una religiosità magica, oppure una religiosità accademica fatta di parole, di concetti, distaccata dalla realtà e dalla ricchezza delle relazioni ma il Vangelo di Giovanni oggi va al cuore del Mistero di Dio, l’Amore! Abbiamo in noi l’amore di Dio? Sappiamo amare secondo il cuore di Dio? Queste sono domande decisive per il nostro cammino di fede in Cristo. Se hai l’amore capisci la dimensione di Dio, perché Dio è amore, “chi ama conosce Dio, chi non ama non conosce Dio perché Dio è amore”. La conoscenza di Dio è possibile per un cuore sufficientemente libero per amare. Un cuore totalmente preso dalle sue paure (anche se avrà il desiderio di Dio, perché è figlio di Dio), rimane però bloccato, non può capire. Se io sono preso dalle mie paure non capisco niente, capisco soltanto le mie paure, le menzogne che ho dentro. Quindi il centro è avere questo Amore che è l’attrazione interiore del Padre che Gesù è venuto a liberare in ciascuno di noi, perché tutti ce l’abbiamo come potenziale quest’Amore, perché tutti siamo fatti per amare.
Cerchiamo di costruire insieme una Comunità parrocchiale dove si respira questo stile di Amore evangelico, che passa dalla forza della preghiera e da relazioni autentiche e rispettose. Anche il nostro Arcivescovo nella sua nuova lettera pastorale intitolata “Basta. L’Amore che salva e il male insopportabile” c’invi- ta a confidare nell’Amore di Dio e nella Grazia del suo aiuto per testimoniare la forza di un Amore che sa opporsi al male personale e collettivo. Nell’anno Giubilare che ci apprestiamo a vivere l’esortazione dell’Arcivescovo alle nostre comunità è quella di vivere un tempo sabbatico con al centro la preghiera e le relazioni, curando in modo particolare il sacramento della Confessione e la celebrazione della santa Messa.