“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”. Gesù nel Vangelo di oggi introduce una categoria che non dobbiamo mai dimenticare e trascurare nella nostra vita: la categoria del- la gradualità. Gesù sa che deve parlare ai discepoli un po’ alla volta, e che ci sono cose di cui non si riesce a portare il peso se non con il tempo, e un pezzo la volta, passo dopo passo. La nostra vita a volte è faticosa e pesante proprio perché manca di gradualità. Anche la fede può diventare un “macigno” perché ci viene offerta senza nessuna attenzione ai passaggi da compiere a poco a poco. La gradualità di cui parla Gesù è una forma di tenerezza, di attenzione, di cura dell’altro. La Chiesa ha sempre avuto chiaro questo concetto, per questo la pastorale non è mai sempre uguale ovunque, e in qualunque circo- stanza. Ciò che cambia non è la verità di fondo, ma la possibilità di poter consegnare alle persone ciò che possono portare in quel momento. In questo senso la vita spirituale non può mai essere ridotta a un parametro oggettivo e uguale per tutti. Ognuno di noi ha i suoi tempi, le sue personali difficoltà e lo Spirito Santo rispetta quei tempi senza però rinunciare a condurci alla Verità tutta intera.
Scarica e leggi il settimanale del 6 giugno 2023
Così anche il Mistero della Santissima Trinità che la liturgia della Chiesa ci fa celebrare questa Domenica è una Verità “da vertigini”, difficile da comprendere e da spiegare, è qualcosa quasi impossibile, è esattamente come quando uno ama qualcun altro, tu puoi spiegare all’infinito che cos’è l’amore, ma se lo vivi lo capisce, lo capisci da dentro. E la stessa cosa vale per Dio, possiamo sprecare fiumi di parole, fiumi di inchiostro, fiumi di libri per spiegare che cosa sia la Trinità, ma di Dio si capisce qualcosa soltanto quando lo si sperimenta dentro la propria vita. Eppure c’è una Verità che rimane come una stella polare per ciascuna di noi, la Verità che disvela questo mistero è che Dio non è un infinita solitudine ma è un’infinita compagnia. Per noi che pensiamo che essere felici significa bastare a se stessi, dire che Dio è Trinità significa dire che Dio, pur essendo l’essere più grande, più infinito, più onnipotente che riempie tutto l’universo è comunione d’Amore, dialogo perenne di tenerezza.
Cari parrocchiani, la contemplazione del Mistero di Dio Trinità ha delle conseguenze molto concrete nel nostro modo di vivere da credenti: quando desideriamo puntare in alto, vogliamo puntare alla perfezione, alla felicità non possiamo mai raggiungere tutto questo senza l’altro, non possiamo mai escludere gli altri dalle categorie della nostra gioia e della nostra realizzazione. Questa festa è, dunque, un invito a prenderci cura delle nostre relazioni con serietà, evitando di accartocciare la nostra vita ripiegata sui nostri individualismi, che altro non sono che illusioni di bastare a noi stessi. La santissima Trinità è un Mistero di comunione che ci chiede il coraggio di riconoscere le nostre chiusure e indisponibilità verso gli altri per quello che sono: trappole illusorie dove crediamo di fuggire per paura di soffrire o indisponibilità di metterci in gioco; pensiamo di salvarci, invece stiamo costruendo solo la nostra infelicità! Dio trinità ci spinge invece a prendere sul serio i rapporti perché se vogliamo capire qualcosa di Dio lo possiamo intuire soltanto nell’amore e l’a- more è sempre qualcosa che ci mette in relazione con qualcun altro. Soltanto così capiremo questo mistero insondabile di una Trinità che ci ha fatto a sua immagine e somiglianza.
Buon cammino!
Il vostro Parroco don Giovanni