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La promessa di Gesù | Settimanale 14-5-2023

La Parola introdotta dal prevosto

LA PROMESSA DI GESÚ

Il vangelo che la Liturgia Ambrosiana ci consegna, nella VI Domenica di Pasqua, si trova all’interno dell’ultimo discorso di Gesù nel vangelo di Giovanni, si tratta di un discorso di addio. Generalmente ogni discorso di congedo porta in sé una nostalgia, quello struggimento che significa lasciare persone, affetti e luoghi. Stranamente, di queste emozioni non c’è traccia nelle parole di Gesù all’ultima cena. Emerge invece una serenità di fondo, una sicurezza del cuore, una libertà sorprendente.

Gesù promette ai suoi amici, ai dodici, due doni che vengono dalla sua partenza. Uno lo lascia, l’altro lo promette. Il primo è la pace, il secondo lo Spirito santo.

La pace è il segno che lui c’è: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.” Il mondo ci dona una pace a scadenza, legata a ciò che accade, alle circostanze, al contesto in cui viviamo. Se le cose vanno bene tu sei in pace, se le cose non vanno bene tu non hai pace; questa è la pace che ci propone la mentalità di questo mondo, che purtroppo respiriamo un po’ tutti, anche noi credenti, anche se non ce ne rendiamo sempre conto! Invece la pace che dona Cristo non è una pace legata alle circostanze, è come una colonna sonora, che resta sempre. La pace che ci consegna Gesù funziona così: se le cose ti vanno bene tu sei nella sua pace, ma anche se le cose ti vanno male tu non perdi la pace, perché essa è fondata su di Lui e non su ciò che ti capita. È un po’ come dire che quando sei vicino a chi ami può accadere qualunque cosa, ma a te non importa, perché c’è quella persona che ami. Quando stai con le persone che ami puoi affrontare ogni cosa, ogni problema senza paura.

Da questa verità deriva la fortezza di un cristiano: Non c’è spazio per la disperazione quando c’è Lui. Si può aver paura, si può soffrire, si può essere preoccupati, ma né la paura né il dolore, possono più disporre al posto nostro. La libertà che Gesù Cristo ci offre non è assenza di problemi, di affanni, ma capacità di rimanere in piedi nonostante i problemi e le tribolazioni della vita. Nessuna angoscia, fallimento, delusione, paura o tristezza devono guastare la nostra vita, credere è avere fiducia in Lui e non fiducia nelle circostanze o riporre le nostre speranze in qualcuno, ne resteremmo delusi prima o poi. Cristo è il fondamento di ogni nostra autentica speranza! L’atteggiamento di chi vive la pace del cuore oggi è davvero una meravigliosa e necessaria testimonianza di speranza cristiana. Siamo, infatti, in un mondo assillato e paralizzato da molte paure, viviamo in un tempo attraversato da ansie e inquietudini profonde. Testimoniare Cristo è vivere il dono della sua pace nella propria famiglia, tra gli amici, nella comunità parrocchiale. La condizione per accogliere il dono della pace è la fede, infatti, credere è poter opporre alla paura un’appartenenza.

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L’arrivare dello Spirito è visto nel nostro brano proprio in rapporto alla partenza di Gesù: si spiega perciò ancora in un altro modo la sua fretta di voler tornare al Padre. Si capisce anche quanto dice in Gv 16,7: «È bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò». La presenza di Gesù, dopo la sua dipartita, si realizzerà attraverso il Consolatore. Lo Spirito è il “plenipotenziario”, colui che detiene gli stessi poteri di Chi lo invia, e che “ricorderà”, cioè farà capire pienamente, le cose dette e fatte da Gesù: lo Spirito santo non porterà nessun insegnamento indipendente dalla rivelazione di Gesù. Cari parrocchiani, siamo ad una settimana dalla memoria liturgica dell’Ascensione. Nella domenica seguente celebreremo la solennità di Pentecoste. La Chiesa ci sta preparando, facendoci fermare l’attenzione sul “nuovo modo” con cui Dio è presente in mezzo al suo popolo. Prima, per coloro che hanno vissuto col Cristo, era il Dio “con” noi, l’Emmanuele; ora, dopo che Lui è partito, la Sua presenza è “in” noi, attraverso il Suo Spirito, è la misteriosa presenza di Dio nella nostra vita ed ha una doppia funzione: ricordare e condurre. Lo Spirito santo ci ricorda ciò che a volte abbiamo dimenticato e che invece è essenziale per vivere, e ci conduce pian piano alla verità tutta intera. In questo senso abbiamo tutti bisogno di vita spirituale, abbiamo tutti cioè bisogno dell’opera dello Spirito dentro di noi. Senza vita spirituale la Pasqua è la celebrazione di una salvezza che non sentiremo mai diventare nostra.

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