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Nascere dall’alto è seguire la Croce | Settimanale 15 settembre 2024

Il vangelo che la nostra Liturgia Ambrosiana ci propone questa Domenica, presenta alla nostra meditazione la figura di Nicodemo. La vita è piena di Nicodemi: gente onesta ma offuscata dall’oscurità, gente buona che non rischia di esporsi per la verità. Nicodemo afferma che Gesù è un profeta, è un rabbino, ma va da Lui di notte, forse per non essere visto, forse per non farsi riconoscere. Cammina nella notte, forse perché non riesce ancora a comprendere e credere. Eppure non demorde, va da Gesù e pone domande. Ha bisogno di capire, è curioso di sapere, desidera comprendere cosa c’è in Gesù che lo inquieta tanto ma anche allo stesso tempo lo attrae, lo prende, lo provoca. Coglie che c’è qualcosa di nuovo e di vero, ma Nicodemo è anche uno dei capi della comunità e non può esporsi. Il suo ruolo gl’impedisce di essere davvero se stesso, è imbrigliato da quella trama di relazioni che compone la sua vita pubblica e religiosa. Tuttavia Nicodemo tira dritto e porta il suo carico di domande a cui Gesù risponde con la necessità di “nascere dall’alto”, nascere dallo Spirito. Se vogliamo capire dobbiamo accettare di nascere dall’alto. Diversamente non capiremo mai e rimarremo a metà strada. Nascere dall’alto significa nascere dall’Innalzato, dal Figlio dell’uomo innalzato sulla croce. Nascere dall’alto significa credere in Lui Crocifisso, quel crocifisso che Nicodemo stesso andrà a deporre nel sepolcro con Giuseppe di Arimatea. Nascere dall’alto è non cedere al pensiero quotidiano che ciò che è importante è dimostrare che “io ho ragione”, idolatrando così le mie argomentazioni e cercando continue conferme ai miei teoremi.

 

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Come dice bene un autore spirituale: “Nascere dall’alto, dall’alto della croce, significa accettare la rivoluzione del vangelo. Significa non accettare l’ovvietà delle cose ma andare oltre. Nascere dall’alto significa credere che quanto è avvenuto, quanto tocca il cuore dei credenti, quanto sconvolge Nicodemo, può diventare motivo di vita. Nascere dall’alto significa abbandonare le nostre ragioni per accogliere le ragioni di Dio. La ragione della croce, la ragione del dono, la ragione dell’essere figli e dunque fratelli, la ragione, del non rispondere alla violenza con la violenza, la ragione dell’accettare di andare come agnelli in mezzo ai lupi senza diventare lupi. Nascere dall’alto è credere nella gratuità di ogni relazione dove ciò che è importante è una cosa del cuore, è una cosa che ci coinvolge nella profondità del nostro essere perché buttiamo lì qualcosa e andiamo via”.

Cari Parrocchiani, accettare di nascere dall’alto significa acconsentire di lasciarci condurre dallo Spirito santo, Spirito di amore: non sai di dove venga né dove vada. Come il vento che agisce, pur essendo senza volto, ma agisce. È la dimensione dell’imprevedibilità. Come diceva un teologo: “lo Spirito è uno sconfinatore che porta i credenti a divenire loro stessi degli sconfinatori”. Non l’inquadramento irrigidito, la pianificazione asfissiante, ma lo sconfinamento, è lo stile di chi vuole seguire Gesù e proporre la fede. Dovremmo temere quando diventiamo, come credenti, troppo prevedibili, chissà se la nostra testimonian-za porta ancora il sapore di Cristo.

Vogliamo evitare le onde dello Spirito? Non ci rimane che rimanere in porto con la nostra piccola scialuppa: sicuri ma improduttivi. Vogliamo cogliere quanto sia bello e rivoluzionario il vento dello Spirito? Abbandoniamo la comoda sicurezza delle abitudini e prendiamo il largo: torneremo a vivere in pienezza pur nella difficoltà e insicurezza del tutto. Sappia la nostra Comunità Parrocchiale di Prato prendere il largo con coraggio, con larghezza di vedute, con generosità e fiducia reciproca per testimoniare la forza di Colui che ci ha attirato tutti a se.

Il vostro parroco, don Giovanni

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