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Gesù sale al cielo | Settimanale 21-5-2023

La Parola introdotta dal prevosto

GESÚ SALE AL CIELO

Il vangelo di Luca della solennità dell’Ascensione, descrive la prima reazione degli Apostoli all’annuncio della Pasqua da parte dei discepoli di Emmaus: «sconvolti e pieni di paura». La presenza di Cristo sconvolge forse peggio della sua assenza, sono come “storditi” dall’ampiezza del Mistero che li sta visitando e non riescono ad accettare la potenza straordinaria del Risorto, preferiscono lasciarsi ingannare dall’idea che si tratti di un fantasma piuttosto che riconoscere la bellissima verità! La rivelazione della sua Gloria provoca un angoscia quasi più forte di quei giorni tristi e tragici della passione. Riconosco in questo “ritratto “ degli Apostoli la descrizione di un certo modo di relazionarci a Gesù che abbiamo talvolta anche noi credenti del nostro tempo , con una fede abitata da dubbi e perplessità, incertezze e smarrimenti, “più inclini a credere all’assenza di Gesù piuttosto che a rallegrarci della sua presenza, più abituati a ricordarlo come morto, piuttosto che ad adorarlo come risorto, presente, vivo, potenza di Dio che trasfigura la storia; più impegnati a praticare comandamenti e a imitare esempi che a lasciarci avvolgere dalla sua gloria” (Arcivescovo Mario Delpini). Gli Apostoli sembrano “accartocciati” dalle loro chiusure, rinchiusi nella rigidità di proprie logiche che fanno resistenza, quasi inconsapevolmente, all’opera sorprendente e inedita di Gesù Cristo. Non riescono ad aprire il cuore all’inedito sorprendente di Dio che si dispiega loro, preferiscono vivere ai margini della verità piuttosto che lasciarsi abbracciare dalla bellezza di questo incontro. Molte volte anche nella nostra vita facciamo resistenza alle sorprese di Dio, quando non riusciamo ad abbandonare i nostri progetti per realizzare il Suo disegno su di noi. Capita poi che nonostante frequentiamo da credenti le Sacre Scritture, non ci lasciamo plasmare veramente dal modo di pensare di Dio, non ci lasciamo trasfigurare dalle sue logiche tanto diverse dalle nostre e preferiamo fare di testa nostra, seguire i nostri schemi interpretativi della realtà piuttosto che lasciarci sorprendere dalla profondità dello sguardo di Dio, che fa nuove tutte le cose.

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Siamo così sfiduciati e abituati alle brutte notizie, che quando arriva una bella verità, la prima reazione è quella di non crederci e rimaniamo diffidenti, sospettosi perfino quando vediamo il bene o persone che sembrano fare il bene. In ogni incontro invece che un’opportunità scorgiamo una trappola, tendiamo così a rovinare tutto con la “cultura del sospetto”, che è come un paravento che usiamo perché non vogliamo rimanere delusi, non vogliamo illuderci, allora scegliamo il sospetto preventivo, quello che però alla fine uccide la fiducia negli altri.

Gesù prima di salire al Padre affida ai suoi discepoli una missione, ma per poterla vivere sono chiamati a compier un passaggio impegnativo: passare dallo scandalo allo stupore, dalla resistenza all’accoglienza, dal dubbio alla fiducia.

Cari Parrocchiani mi sembra che queste pagine del Vangelo ci aiutino a capire, anche come comunità cristiana, come Chiesa, che la Missione prima di essere un’impresa impegnativa , una pianificazione o una strategia pastorale sia un atteggiamento del cuore. Prima di andare per le strade del mondo la Missione ha bisogno di un tempo dove sostare per rimanere sulle tracce del proprio cuore, per lasciarsi guidare dai disegni sorprendenti, inediti di Dio. Non può esserci Missione se non siamo prima “ illuminati dall’alto”, disposti a lasciarci guidare ed affidarci all’amore fedele e provvidente di Dio. Se riuscissimo a lasciare davvero tutto nelle mani di Dio, forse ricominceremmo a vedere i prodigi del Signore, le sue misericordie. La vera Missione inizia quando sappiamo vincere ogni resistenza e dare fiducia a Dio e trasformare le relazioni in un cammino di fraternità e comunione.

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