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La misericordia, parola chiave del mistero di Dio | Settimanale 23 febbraio 2025

Il Vangelo di questa Domenica Ambrosiana, detta della “divina clemenza”, inizia con l’accostamento del mare di Galilea al mare di folla che segue Gesù. Pur in mezzo alla folla, Gesù sa accorgersi di ciascuno! Tra tutti si accorge di uno, Levi, che è in realtà il futuro evangelista Matteo, seduto al banco delle imposte. È Gesù ad accorgersi di lui, a chiamarlo, a provocarlo nella sua libertà. Da parte sua, Levi si lascia conquistare da Cristo, ma questo tipo di conquista ha sempre un prezzo da pagare: Gesù, pur di chiamare Levi, non ha paura di mettere in discussione la sua fama. Per amore suo, non ha paura di pagare in prima persona e accoglie le critiche cattive mosse dai farisei. Noi tutti siamo il frutto di un Amore che non ha pensato a salvare se stesso, ma che ha dato tutto di sé, non solo la vita ma anche il suo buon nome, pur di averci. Egli è venuto per me non in quanto bravo e santo, ma in quanto peccatore e perduto.

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Contempliamo il mistero salvifico della divina Misericordia di Cristo! Papa Francesco, nella Misericordiae vultus, ci ricorda: “La misericordia nella Sacra Scrittura è la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi. Egli non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile. L’amore, d’altronde, non potrebbe mai essere una parola astratta. Per sua stessa natura è vita concreta: intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano.”

La Misericordia che riceviamo da Dio diventa un impegno a diventare noi stessi capaci di Misericordia verso il prossimo, in famiglia, nella vita della Parrocchia. Ma cosa vuol dire vivere la Misericordia verso i fratelli o nelle relazioni? Papa Francesco, nella bellissima Esortazione Apostolica sulla santità Gaudete et Exultate (n. 80), tocca tutti gli aspetti della misericordia, non solo la questione del perdono. Essa si applica a tutte le forme di bontà, amore, benevolenza, pazienza e aiuto reciproco, che siamo invitati a praticare così spesso dal Nuovo Testamento: “La misericordia ha due aspetti: è dare, aiutare, servire gli altri e anche perdonare, comprendere.”

Nella misura in cui ci lasciamo trasformare dalla bellezza della Misericordia del Signore, riusciremo a trasformare il mondo, partendo dal perimetro d’azione della nostra quotidianità. Se permettiamo alla Misericordia di Dio di crescere in noi, possiamo trasformarci in strumenti bellissimi della Provvidenza di Dio nonostante la nostra povertà e fragilità. Ce lo ricorda molto chiaramente Papa Francesco in questa Esortazione Apostolica tanto bella (ma anche un po’ dimenticata, purtroppo) Gaudete et Exultate al n. 107: “Chi desidera veramente dare gloria a Dio con la propria vita, chi realmente anela a santificarsi perché la sua esistenza glorifichi il Santo, è chiamato a tormentarsi, spendersi e stancarsi cercando di vivere le opere di misericordia. È ciò che aveva capito molto bene Santa Teresa di Calcutta: «Sì, ho molte debolezze umane, molte miserie umane. […] Ma Lui si abbassa e si serve di noi, di te e di me, per essere suo amore e sua compassione nel mondo, nonostante i nostri peccati, nonostante le nostre miserie e i nostri difetti. Lui dipende da noi per amare il mondo e dimostrargli quanto lo ama. Se ci occupiamo troppo di noi stessi, non ci resterà tempo per gli altri».”

Nulla attira tanto la grazia di Dio sulla nostra vita quanto la carità umile e paziente che esercitiamo gli uni verso gli altri. Certamente il perdono è una delle forme più alte, ma anche più difficili, della misericordia e vale la pena soffermarci maggiormente. Dobbiamo imparare a passare per la porta stretta del perdono: senza il perdono, il male non smette di moltiplicarsi. Solo il coraggio di perdonare argina e mette fine alla propagazione del male. Senza il perdono verso chi mi ha fatto del male, non guarisco dentro di me e permetto a chi mi ha ferito alcune volte di continuare a farmi del male ogni giorno. E se, da feriti, feriamo, finiamo per colpire soprattutto le persone che ci stanno più vicine, quelle che ci amano di più e ci sopportano con tenerezza.

Chiediamo la grazia di sapere perdonare chi ci ha fatto del male, per vivere la libertà del Vangelo!

Il vostro parroco, don Giovanni

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