Gesù entra a Gerusalemme, città simbolo, cuore della terra. Viene un re mite, senza carri e cavalieri, che non schiaccia nessuno, che non intende mettere paura a nessuno, entra il principe della pace che si consegna, faranno di Lui ciò che vogliono. L’ingresso di Gesù a Gerusalemme, che la liturgia ci fa ripercorrere mediante una processione, è un segno del modo inedito e sconcertante dell’irrompere di Dio nella nostra vita.
Viene il Signore nella mia vita cavalcando questa mia povertà.
Viene innamorato di normalità, tra le cose di ogni giorno, “nella carne delle ore quotidiane”. Noi lo aspettiamo talvolta tra segni sbagliati: percorsi protetti, scenografie di potenza, mezzi speciali, e invece viene su un puledro d’asino, immagine della vita quotidiana. Nella semplicità delle cose ordinarie.
La storia che il Vangelo ci ha raccontato è accaduta attorno alle mura di Gerusalemme, ma è anche la storia della nostra città. E di una città più segreta ancora, che è il nostro cuore, la nostra interiorità. Quello è il luogo più autentico dove il Signore ci dà appuntamento anche in questa settimana santa. Soprattutto in questa settimana che la liturgia chiama in un modo suggestivo “autentica”.
La liturgia ci invita a ripercorrere i passi di quanti hanno accolto Gesù nella gioia, quasi a chiederci di comprendere che anche noi dovremmo preparare il cuore per questa Pasqua che viene, con la gioia di chi sceglie liberamente di accogliere il Signore della vita. Non per abitudine, non come una formalità che si ripete ogni anno, ma con un cuore nuovo, fresco, capace di capire la bellezza di Dio che si fa vicino ai nostri passi per soccorrerci, per non lasciarci soli, per raccoglierci dalle nostre cadute, mai irrimediabili per il suo Amore sconfinato e misericordioso.
Condivido con voi questa preghiera di un autore spirituale che mi ha colpito, sperando che tocchi anche i vostri cuori:
“Vieni Signore sul puledro d’asino e non su schiere di angeli, perché Tu vieni verso di noi, non contro di noi. Tu vieni per salvare non per giudicare, per visitarci nella pace non per condannarci. Se vieni così, Signore Gesù, invece di fuggirti, come abbiamo fatto finora, noi correremo verso di Te. Amen” (Pietro di Celle).
Il vostro parroco,
don Giovanni